La raccolta e l’analisi sistematica delle testimonianze materiali, orali e documentarie del mondo contadino hanno inizio nei primi anni ’60 sotto la guida di Enzo Carretti.
Si va di casa in casa alla ricerca degli oggetti – attrezzi da lavoro, suppellettili – non più utilizzati. “Nei primi tempi si è raccolto senza una logica precisa” scrive Carretti “ma col tempo si è dovuto studiare uno schema di quanto si voleva creare e ciò ci ha portato a dividere il materiale per settori e cioè: la cucina, la stalla, la cantina, la camera da letto, il lavoro dei campi, le coltivazioni secondarie, ecc. Questa divisione in settori, ci ha permesso ricerche più organiche, scartando anche materiale non idoneo, perché non proveniente dalla zona prescelta”.
Insieme ai materiali, si raccolgono vere e proprie “testimonianze di vita”, intervistando contadini, braccianti e artigiani. Le registrazioni sono fatte in dialetto per avere il nome locale degli oggetti raccolti e di tutte le operazioni ad essi collegate (ricordiamo ad esempio la ricerca sulla nomenclatura completa della canapa). La maggior parte del materiale viene donata da chi lo ha usato o l’ha visto usare ed è quindi in grado di spiegarne la modalità di utilizzo e la funzione. La ricerca orale, però, non si limita alla conoscenza dell’oggetto ma si occupa di ogni aspetto di vita, con l’intento di ricostruire i rapporti tra la classe contadina e le altre classi sociali, e i rapporti esistenti all’interno della famiglia patriarcale.
Le ricerche procedono con la documentazione fotografica dell’ambiente e dei suoi cambiamenti (ricordiamo il censimento delle diverse tipologie di case rurali realizzato da Enzo Carretti) ma anche dei saperi manuali e delle tecniche di lavorazione. Per la ricerca sulla fabbricazione delle scope, ad esempio, vengono scattate diverse fotografie riprendendo le operazioni di legatura, immagini poi tradotte in disegni.
Negli anni ’70 Enzo Carretti partecipa ai lavori della Commissione per l’Archeologia Rurale della Regione Emilia-Romagna; conosce e collabora con Massimo Tozzi Fontana, funzionario dell’Istituto per i Beni Culturali; partecipa all’elaborazione e alla sperimentazione della Scheda di rilevamento per Attrezzature Rurali, utilizzata a partire dagli anni ’80 per la catalogazione del patrimonio del museo.
Il Centro di Documentazione del Museo mette a disposizione per la consultazione le registrazioni delle fonti orali, l’archivio fotografico, le prime schede di catalogo ARS.