Nel primo anniversario della sua scomparsa si vuole ricordare la figura di Enzo Carretti, la persona alla quale dobbiamo l’inizio della ricerca sistematica di oggetti, immagini e memorie, iniziata fin da giovane, nelle campagne di San Martino e dintorni.

A partire dagli anni Cinquanta, a San Martino in Rio nacquero numerosi musei: il primo ad essere inaugurato nel 1954 è stato il Museo dell’Automobile, seguirono il Museo della Bicicletta, il Museo della Radio ed infine il Museo dell’Agricoltura nel 1969. Tutti nati grazie alla passione della comunità locale per il collezionismo e la conservazione delle testimonianze storiche del proprio territorio.

Enzo Carretti era tra questi appassionati. Fin da giovane la sua passione per il mondo rurale lo portò ad indagare le campagne della zona limitrofa San Martino in Rio, scattando fotografie, parlando con i contadini anziani e raccogliendo vecchie macchine agricole e attrezzi da lavoro, tutti accompagnati da interviste sul modo in cui questi oggetti venivano impiegati. Nella prima metà degli anni ’60, si forma intorno alla figura di Enzo un gruppo di lavoro composto da appassionati e ricercatori locali per affiancarlo nelle ricerche sulla memoria collettiva rurale e nella raccolta di testimonianze materiali, orali e documentarie.

Da qui prese le mosse la prima mostra temporanea allestita all’interno della Rocca estense nel 1969 e la successiva campagna di raccolta dal titolo “Chi è che brucia”, organizzata nel 1973, allo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica e gli organi amministrativi del Comune, con la mostra “Un mondo che scompare” all’interno dell’evento. Quello della sensibilizzazione e dell’educazione al patrimonio storico rurale fu uno dei primi principali problemi con cui si scontrò il gruppo di ricerca. Le prime esposizioni dedicate a “La casa rurale” (1970), “Arti e mestieri dell’Ottocento” (1971), “La famiglia patriarcale contadina” (1972), “Un mondo che scompare” (1973) avevano un evidente scopo educativo e di sensibilizzazione alla tutela di beni culturali che, non ancora riconosciuti come tali e per la maggioranza delle persone ritenuti “ferri vecchi” come affermava lo stesso Carretti, erano trascurati e a rischio di distruzione.

Tutti i materiali raccolti ed esposti in queste mostre erano frutto di libere donazioni da parte di contadini locali e cittadini di San Martino in Rio. Nel 1977, grazie all’impegno e alla donazione di Enzo Carretti della raccolta al Comune di San Martino in Rio, il museo divenne una sezione della Biblioteca Comunale, collocata al primo piano della Rocca, con un proprio Comitato di gestione e l’assegnazione di fondi per le sue attività da parte dell’amministrazione comunale. Dopo questo primo periodo in sinergia con la Biblioteca Comunale, il Museo chiude al pubblico dal 1983 al 1994 durante gli interventi di restauro all’interno della Rocca realizzati dall’architetto Mauro Severi. In questo periodo, venne progettato e realizzato il percorso espositivo ad opera dell’architetto e antropologo Mario Turci, per rispondere a nuovi e più aggiornati criteri museologici e museografici.

Enzo Carretti, anche dopo il suo pensionamento, avvenuto nel 1993, continuò a partecipare alla vita del museo, proseguendo nella raccolta di nuovi materiali e mettendo a disposizione le ricerche fatte negli anni passati. Insieme a Lorena Biagini, incaricata a partire dal 1987 di seguire le attività del museo, organizzò le mostre “Tradizioni della cucina” (1995) e “Le fatiche di Bacco: la vite e il vino nella pianura reggiana” (1996), allestite negli anni successivi all’inaugurazione del nuovo percorso museale del 1994 e che andarono ad arricchire il nuovo percorso. L’iniziativa e la partecipazione dalla popolazione portarono alla formazione e all’implementazione della raccolta del Museo dell’Agricoltura, che si può pertanto definire un Museo voluto dalla comunità, per la comunità, allo scopo di preservare e trasmettere alle nuove generazioni la propria memoria storica collettiva.

 

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