Mi sembra di vedere la Valle di Pila che da soleggiata, passa alle nebbie più dense. E Uber là in fondo su di un Argine col barcaiolo “Adolfo” che gli dice: “Chissà, sul mezzogiorno potrebbe anche aprirsi”. E i voli degli uccelli selvatici, quanti!!! E anitre di ogni qualità, dal coloratissimo “Germano” alla tenebrosa “Folaga”, dalla piccola “Alzavola” alle azzurre “Marzaiole”. E poi canali, tantissimi canali fiancheggiati dalle folte canne altissime che permettono di vedere solamente il cielo sulle quali i barcaioli per non rimanere intrappolati in quel labirinto, fanno segni particolari. E i canali portano al mare su spiagge dove tra cespugli incolti e rovi sorgono come per incanto le vecchie case fatte di canne, dove solo l’immancabile camino è in pietra. Erano già quasi abbandonate allora, in quanto ci abitavano soltanto per due mesi all’anno nel periodo della pesca delle anguille. E come spiegare l’interno della valle, fatto di enormi distese di acqua e argini con i tradizionali “Casoni di Valle” dove i cacciatori usciti all’alba per la “caccia in botte”, rientravano e infreddoliti o intirizziti e intorno al camino centrale passavano delle ore nell’attesa di ritornare fuori sul tardo pomeriggio
Raffaella Bertani, Manoscritto, 1996