Un mondo che scompare
Il mondo della classe contadina di un tempo è quasi scomparso, inghiottito dalle esigenze della nuova civiltà industriale. […] Sono cambiati i rapporti che univano la vecchia famiglia patriarcale, sono modificate le vecchie concezioni di vita, abbandonate le centenarie tradizioni, per lasciare posto alla prorompente civiltà della macchina che tutto travolge e cancella. […]
Il contadino vede la possibilità del televisore in casa, della lavatrice, dello scarica-fieno, del trattore, e dopo l’acquisto si accorge della necessità di trasformare la vecchia casa, perché non più funzionale come un tempo. Scompare così il basso-servizio, così adatto per cuocere il pane, per accogliere le galline, per il maiale ad uso familiare, per scaldare l’acqua per il bucato, con la sua fornacella che tutto bruciava. Necessita trovare una sistemazione ai nuovi elettrodomestici e scompaiono la vecchia “bugadeera”, il vecchio focolare, il vecchio lavandino di sasso, le stoviglie di rame, “al panareini”, la tradizionale cantina dove vicino al “puntaloun” vi era un ottimo lambrusco a fermentazione veramente naturale. Scompare la necessità di quasi tutti i vecchi attrezzi, che vengono portati nel solaio (che non accoglie più la vecchia legna di quercia o di olmo) ed abbandonati. […]
Nei campi deve togliere gli olmi e deve sostituirli con la vigna, del grano diminuisce la semina fin quasi ad annullarla, la stalla ancora resta la migliore fonte di reddito, ma già nuove dimensioni si impongono sia per la produzione del latte, sia della carne. […]
Nella foga del rinnovamento ha poi trascurato di mantenere un certo equilibrio nelle coltivazioni, modificando anche l’ambiente che lo circonda. Scompare l’olmo, scompaiono le querce, scompaiono alcune specie di uccelli, scompaio quasi del tutto le api e si presentano problemi di impollinazione. […]
Tutto viene distrutto e modificato, indiscriminatamente, senza tener conto di quello che è giusto salvare per mantenere quell’equilibrio, anche ecologico, instaurato negli anni.