Imballaggi di ieri e di oggi
I nostri rifiuti parlano di noi!
Diventa rifiuto tutto ciò che decidiamo di non conservare. Un oggetto rotto e inutilizzabile, qualcosa che non ci serve più, a volte semplicemente qualcosa che non ci piace più e che decidiamo di sostituire. Ciò che acquistiamo di nuovo ma anche ciò che scartiamo racconta molto di noi, delle nostre abitudini quotidiane, dei nostri gusti, delle mode del momento.
Lo sanno bene gli archeologi che grazie al ritrovamento dei “resti” del passato hanno saputo ricostruire e raccontare le antiche civiltà. Gli oggetti arrivati fino a noi sono quelli realizzati in materiali durevoli e non deperibili. Ad esempio nella nostra Rocca Estense il ritrovamento fortuito di ceramiche e vetri (stoviglie per la mensa, recipienti di servizio, pentole per cucinare) ha permesso di ricostruire gli usi degli abitanti del castello, ha documentato la presenza di una fornace e piccole attività di fusione dei metalli.
Cosa troveranno gli archeologi del futuro della nostra civiltà? Quali tracce resteranno di noi? Non lo sappiamo con certezza ma è facile immaginarlo!
I rifiuti in plastica di oltre 50 anni fa ancora galleggiano nei nostri mari. Il progetto Archeoplastica ha raccolto, pulito e studiato molti di questi oggetti fino a creare un vero e proprio museo degli antichi rifiuti arrivati dal mare. Imballaggi di detersivi e creme solari, confezioni alimentari, stecchi di gelati… oggetti dall’inconfondibile design, molto simili a quelli tuttora in commercio e presenti nelle nostre case… e nella nostra spazzatura!
I reperti del Museo dell’Agricoltura e del Mondo Rurale raccontano di un’epoca in cui niente si buttava via e tutto si riutilizzava. Gli oggetti esposti sono gli “antenati” degli imballaggi di plastica, usati dai contadini per raccogliere, contenere e conservare. Vetro, terracotta, rami intrecciati, canapa, legno, rame. Ogni singolo oggetto aveva usi diversi. Ciò che si rompeva si riparava. La famiglia contadina riusciva a sopravvivere mangiando i prodotti ottenuti dal duro lavoro nei campi (cereali e frutta), dall’orto (verdure e legumi), dall’allevamento e dalla lavorazione domestica di latte e carne. Si consumava a km zero, seguendo il ritmo delle stagioni. I prodotti freschi erano sapientemente trasformati e conservati per farli durare il più a lungo possibile. I rifiuti prodotti erano davvero pochissimi.
La raccolta di testi che proponiamo racconta il cambiamento, dallo stile di vita dei contadini vissuti nella prima metà del Novecento fino alla società dei consumi nata dal Boom economico. Elettrodomestici, supermercati, generi alimentari provenienti dall’altra parte del mondo, prodotti usa e getta, fast fashion. Le nostre abitudini sono cambiate velocemente… ed anche la quantità di rifiuti che produciamo.
- La minestra è la biada del contadino
- Un mondo che scompare
- Marcovaldo al supermarket
- La grande trasformazione
- Consumo, dunque sono
- Le città invisibili
- La zuppa di plastica